Tablinum: “Salveremo la città ma non le immagini degli idoli” così minaccia l’ISIS. Dal deserto siriano attraverso alcuni siti Internet, ma anche attraverso i social network, l’ISIS svende frammenti di antiche civiltà: fra di essi anche i monumenti archeologici di Palmyra, regina del deserto, patrimonio dell’Umanità, inutilmente posta sotto tutela UNESCO; caduta irrimediabilmente sotto le mani distruttrici delle milizie ISIS.
Vantaggi economici ed effetto mediatico. C’è chi sostiene che l’ISIS distrugga per mettere in risalto estreme ideologie collegate all’integralismo religioso; c’è chi invece, vede in questa terribile pratica non solo una conteporanea damnatio memoriae ma, piuttosto, un rapido e certo metodo di finanziamento per le attività terroristiche del Califfato: pochi i reperti autentici distrutti, molte le copie “di scena” e moltissimi quelli destinati al mercato nero di un’occidente irresponsabilmente complice.
Si distrugge, si smantella, si sottrae, si esporta. Il terrore sale e con esso le vittime.
L’ISIS inaugura il marketing del terrore: esecuzioni di massa, in città inermi, lungo battigie marine, o attraverso gabbie in cui annegare altri esseri umani. Molte ormai le estorsioni collegabili alle forniture di petrolio, di armi e di ordigni nucleari in una girandola di interessi incrociati e di catastrofi incombenti per il mondo che conosciamo.
Teatri di sangue contemporanei: dopo Parigi, in gennaio, con l’attentanto al settimanale satirico Charlie Hebdo lo scenario di marzo è diventato il Museo del Bardo di Tunisi.
26 giugno 2015, giornata di sangue: di nuovo in Tunisia, 37 vittime sulla spiaggia di Sousse, ancora delirio integralista in Francia, a Lione; e poi gli attacchi in moschea in Kuwait e in Somalia ad opera dello Shebab.
“Il terrorismo alimentato da fanatiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale” così commenta il presidente della repubblica italiana Segio Mattarella di fronte alla notizia diramata dal Daily Mail dello sventato attentato alla Regina Elisabetta, alla nuova strage di civili a Sirte e all’orrore a Palmyra.
Settembre: foto satellitari, su Palmyra in Siria, confermano la distruzione del Tempio di Bel e la strage nella città moderna. Tragedie dei migranti: a scuotere l’indifferenza di noi occidentali sono i marchi rinvenuti sulla pelle dei profughi e la fine tragicamente, morbosamente documentata dai media, di un bimbo e della sua famiglia in fuga verso un futuro in cui la vita di tutti i giorni non conoscesse guerre e stragi.
Voremmo poter scrivere la parola fine eppure…l’escalation prosegue pericolosamente rischiando di travolgerci una volta per tutte.
Attenzione, c’è attenzione! è questo il richiamo, quasi un’invocazione che l’artista lancia a tutti noi. Vincenzo Vallone, attraverso la sua opera-progetto realizzata in 10 pannelli ci parla in modo diretto, mettendoci di fronte alla distruzione già compiuta Il rischio che corre il nostro patrimonio culturale e con esso la nostra identità, è concreto quanto quello già consumatosi per altri patrimoni o altre genti, non poi così distanti. Siamo di fronte a un’opera dalla forte carica di denuncia: l’emergenza è quella di scuotere i propri contemporanei e indurli a penetrare con attenzione le vere conseguenze di ciò che sta accadendo nel mondo.
E così l’immaginazione, segnata dagli ultimi tragici eventi legati al terrorismo dell’ISIS e all’esodo forzato dei migranti, trasforma clamorosamente le opere d’arte più preziose del nostro patrimonio nazionale grazie ad una “Mescolanza di intelligenza umana e intelligenza artificiale”
In una rappresentazione tutta inventata, in cui si cammina sul filo sottile di simulazione e realtà: entrambe tragicamente agghiaccianti; minaccia sicura di alienazione per un’intera secolare cultura. Se è destino insito in tutta la materia di ritornare alle proprie origini, di tornare infine allo stato di informe origine, il pensare una simile condanna rivelarsi sui capolavori della nostra cultura annichilisce e terrorizza.
Abbiamo imparato a conoscere e apprezzare il linguaggio personalissimo di Vallone fatto di “lamiere fiorite” e ora dobbiamo prendere atto della sua trasfigurazione: quelli che ci ripropone sono frammenti, “cocci”, rovine abbandonate alle spalle dalla ferocia iconoclasta di un nemico inatteso e senza volto.
Schegge del nostro passato che l’artista conficca nella nostra coscienza come schegge a monito nel nostro futuro.
La potenza distruttiva che l’artista sembra intuire alitare sul collo della nostra civiltà, ha il volto e la pesantezza di un arcano, inarrestabile potere.
Un omaggio “estremo” all’età aurea della nostra civiltà, il Rinascimento, mentre tutta la sua eredità è messa in pericolo dalle ombre del fanatismo religioso e dell’oscurantismo culturale che si stagliano all’orizzonte.
Vallone rielabora dieci opere capitali del Rinascimento Italiano attraverso la creazione di rendering fotografici in cui, in un gioco di riflessi, le opere appaiono immerse in uno strato d’acqua la cui immersione ed emersione diventa simbolo del coinvolgimento dell’artista stesso nella tempesta culturale che rischia di abbattersi sulla nostra identità collettiva. La sensibilità dello spettatore segue il ritmo dello specchio d’acqua, con i suoi picchi di intensità cromatica a cui si fonde una profonda emotività, che grida alla presa di posizione non solo morale in difesa dei frutti più preziosi della nostra cultura.
Lo spazio pittorico è qui ripensato e scomposto con meticolosità architettonica per poi essere reinterpretato con la sensibilità e la delicatezza propria dell’artista impegnato nel convogliare un messaggio intenso e assolutamente contemporaneo.
Artisti e opere dalle quali sono stati tratti i 10 rendering di simulazione
1 – da Caravaggio, Scudo con testa di Medusa (Uffizi Firenze, 1597)
2 – da Leonardo, Dama con l’ermellino (Cracovia, 1490)
3 – da Raffaello, Ritratto di Maddalena Strozzi ( Firenze, 1507)
4 – da Raffaello, Belle Jardinière (Louvre Parigi, 1507)
5 – da Caravaggio, Bacco (Uffizi Firenze, 1595)
6 – da Raffaello, La muta (Urbino, 1507)
7 – da Leonardo, La Gioconda ( Louvre Parigi, 1517)
8 – da Caravaggio, Fanciullo con canestra di frutta (Galleria Borghese Roma, 1593-1594)
9 – da Leonardo, Belle ferronière (Louvre Parigi, 1496)
10 – da Michelangelo, La fine dei tempi (part. del Giudizio Universale Roma, 1542)
VINCENZO VALLONE è nato a Telese Terme (Benevento), dove vive e lavora.
Architetto.
Ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti e architettura all’Università “Federico II” di Napoli.
Si è consacrato alla progettazione degli spazi urbani, al recupero storico, alla pianificazione territoriale e alle tematiche dell’ambiente e del paesaggio.
Dipinge da sempre.
ART in EXPO: La rassegna “Art in Expo. Feed the World with Art”, vedrà altri tre appuntamenti da qui ad ottobre divisi fra Villa Carlotta e lo spazio espositivo comasco officinacento5, si iscrive fra gli appuntamenti imperdibili dedicati ad Expo Milano 2015, con l’intento di “nutrire” il pianeta, fornendo ad esso nuove energie mentali che contribuiscano alla sua crescita e rinnovamento, alimentando il prezioso che è in noi.
Elisa Larese