Tablinum Cultural Management torna ad indagare le declinazioni dell’arte attraverso Le Cinque Anime della Scultura.

Da Sabato 17 Ottobre a Domenica 1 Novembre 2020, presso lo spazio espositivo officinacento5, v.le Lecco 105  Como, si terrà la settima edizione de Le Cinque Anime della Scultura.

L’inaugurazione della mostra si terrà Sabato 17 Ottobre, dalle ore 19.30.

Nei giorni successivi sarà osservato il seguente orario di visita: 

Mar – Ven: 14.00 – 18.00.

Sab – Dom: 10.30 – 12.30 ; 14.00 – 18.00.

Ingresso Libero

Lunedì chiuso

 

La mostra è a cura della storica dell’arte Elisa Larese e dal project manager Alessandro Cerioli e rientra nella rassegna annuale ArtAttitude 2020.

 

Il concetto curatoriale da cui scaturisce tale rassegna è legato alla simbologia artistico – estetica del numero cinque: simbolo di una mente polimorfa, in costante mutamento, che ci spinge ad utilizzare ogni nostra competenza esteriore ed interiore per raggiungere un’aliquid. Una simbologia intensa che permea tutto il percorso espositivo: armonia e contrasto, ricerca e sublimazione, si fondono in questo percorso espositivo ed emozionale che si concretizza in cinque diverse anime d’artista. La scultura riunisce in sé il concreto tentativo di plasmare il mondo che ci circonda e allo stesso tempo di infondere ad esso le suggestioni che s’imprimono con maggiore forza nell’animo umano. Un’interpretazione in cui l’artista si trasforma in medium privilegiato.

Per questo ci siamo riproposti di riunire cinque scultori e cinque modi diversi di tradurre nel linguaggio estetico il mondo che ci circonda attraverso un’acuta analisi dei propri sensi e una declinazione fatta di suggestioni che si concretizzino nelle opere realizzate da cinque diverse anime d’artista.

Ancora una volta, la settima, abbiamo il privilegio di presentare cinque artisti, cinque scultori, alle prese con il loro personalissimo dialogo con la materia. Tablinum Cultural Management li ha selezionati premiando le loro qualità artistiche e la peculiarità delle tecniche e dei materiali utilizzati, ma soprattutto per il diverso dialogo che le loro opere sanno innescare con lo spettatore.

Piela Auvinen: è artista, ceramista e insegnante professionale nel campo culturale di Leteensuo, Hattula, Finlandia. Usa ed esplora l’argilla in modo diverso con diverse tecniche nelle sue opere. Essenziale nei suoi lavori è la sperimentazione, la ricerca sui materiali, la padronanza della tecnica e spesso anche la giocosità. Dice del suo modo di vivere artistico: “Sono scultore, artista, ceramista e insegnante professionale in ambito culturale nata nel 1981, operando come libero professionista nel campo delle industrie creative. Faccio costantemente una varietà di progetti cercando di migliorarmi studiando e lavorando. Il continuo sviluppo personale, così come l’apertura mentale, la liberalità, la curiosità e l’interesse per una varietà di fenomeni, eventi e persone sono la fonte di focalizzazione, obiettivi e senso nella mia vita. Artigianato, filosofia e riflessione sono la crema del raccolto nella mia vita“.

Mieke Van den Hoogen: nel suo lavoro le immagini femminili predominano. In queste opere l’artista si sforza di realizzare combinazione di elementi naturalistici, forme ed emozioni astratte. Un corpo femminile non interessa in quanto ideale di bellezza, ma in quanto rappresentazione di un corpo, di cui si possono indovinare le emozioni che esso ha provato e che ho immortalato nella scultura.

La simmetria è studiatamente destrutturata e quello che l’artista esprime con essa è un’asimmetria interiore ed esteriore. Poiché queste immagini sono costruite in ceramica, i contenuti trovano la giusta espressione nel frammento. L’immagine non è solo un vaso vuoto e il corpo non è semplicemente un involucro. Tra le opere dell’artista ci sono numerosi oggetti in ceramica. In essi l’immaginazione cede il posto al puro piacere della forma.

Silvia Withöft-Foremny: è nata nel 1955 e fino al 2007, ha intrapreso la professione di ingegnere. Dal 2004 ha avuto il suo primo contatto come autodidatta con la pietra. Dal 2007 lavora come scultrice con mostre in Germania e all’estero. Vive e lavora a Laatzen vicino ad Hannover. Molto importante nel suo lavoro è soprattutto il contrasto tra la superficie ruvida e liscia. “La mia pietra non va solo vista, ma anche toccata” spiega: “Per via dei miei anni di lavoro come ingegnere e della mia carriera da autodidatta come scultore, ho certamente un approccio e una visione dell’arte diversi, da artista colta “. Non si sento obbligata o influenzata da nessuno stile. “Il risultato di questo rapporto diretto con la pietra sono diverse sculture, che presentano forme sia libere-astratte che figurative e, spesso, raccolgono temi simbolici. Tutte le sue sculture sono realizzate artigianalmente e firmate: sono tutti pezzi unici, non replicabili.

Salvatore Liistro: nasce, in Italia, a Siracusa da una famiglia di origine greca. Trasferitosi a Torino, nel Nord Italia, inizia giovanissimo la sua formazione artistica nelle botteghe di restauro del capoluogo piemontese, esperienza fondamentale per la conoscenza della scultura antica, e, in particolare, delle Madonne lignee del 1400. Successivamente ha maturato la sua formazione come assistente per importanti scultori, intraprendendo, parallelamente, l’attività di restauratore, collezionista e antiquario. Inizia la sua attività di scultore e arriva all’inizio seguendo una linea di continuità con la figurazione classica: un periodo che lo vede studiare attentamente maestri antichi e moderni alla ricerca di connessioni tra l’eredità del passato e le possibilità contemporanee. Instancabile sperimentatore di materiali e tecnologie, trova posto al fianco dell’esplorazione di nuove possibilità espressive, tra cui il mondo della fabbrica, uno spazio capace di trasformarsi in un cantiere per la pratica dell’arte tout court. In questa visione totalmente aperta, ha più recentemente sviluppato uno stile personale dove la forma delle bocche colorate vicine alla Pop Art, scelta come simbolo di comunicazione, si sposa con una precisa poetica legata all’ambiente e alla possibilità di un aperto godimento arte. Dettagli, al limite dell’ossessione e della sensualità? Può essere!

Pantaleo Cretì: nasce a San Donato (Lecce) nel 1948. Sin da bambino mostra interesse per il disegno e la modellazione. Frequenta l’Istituto d’Arte di Galatina dove matura con ottimi risultati le sue capacità artistiche. Dopo il diploma in decorazione plastica, negli anni 70 si sposa e si trasferisce a Como. Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano) che frequenta solo per poco tempo. Per oltre 20 anni insegna al Liceo “Teresa Ciceri” di Como. Numerose sono le mostre personali e collettive a cui partecipa fin da giovanissimo riuscendo ad affermarsi nel panorama artistico comasco. Nel 1982 vince il secondo premio Mondadori per la scultura, e l’opera viene esposta a Milano e Roma; nel 2011 Vittorio Sgarbi sceglie due opere dell’artista che sono presentate alla Biennale di Venezia, in occasione della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’ Italia. L’artista si sperimenta attraverso l’uso di diversi materiali e supporti, le differenti tecniche adottate gli permettono di esprimere un’ampia gamma di stati d’animo. Primitivo e selvaggio come documentano le primissime opere degli anni 70 Cretì manifesta le sue origini salentine tramite colori forti e tratti decisi. Anche la scultura di quel periodo è intrisa di un mondo arcaico a cui Cretì si ispira: veneri steatopigie e cavalli mitologici sono i protagonisti della sua poetica. Negli anni successivi l’attenzione si sposterà al mondo ecclesiastico: una “chiamata divina” inviterà Cretì a dare vita ad una serie di opere con un unico tema: i Vescovi. Ma Cretì è una fucina di idee: arriveranno nel suo mondo anche irriverenti Pinocchi e disillusi Don Chisciotte. La ricerca del proprio Io, l’esigenza (fisiologica) di creare opere come testimonianza del nostro tempo, lo porteranno a maturare e decretare “La morte dell’arte”: un dipinto-manifesto suggellato dalla firma in calce di un notaio. Attualmente lavora (instancabilmente) nel suo studio a Como.

OFFICINACENTO5: è uno spazio espositivo di nuova concezione, sede appositamente scelta da TCM per l’arte contemporanea, sito in Viale Lecco 105 a Como.

TABLINUM CULTURAL MANAGEMENT: i nostri progetti nascono dalla volontà di divulgare un modello culturale in cui il sistema dell’arte sappia comunicare i valori fondamentali che sorpassino le usuali logiche di mercato e riscoprano il valore primario della cultura, quale nutrimento della coscienza umana. Per questo amiamo considerarci prima di tutto “impiegati della cultura”.